§LoveFeeling§, 30/06/2008 13.15:
Poniamoci subito imedio...
1 INTRODUZIONE
Sifilide o Lue Malattia infettiva causata dalla spirocheta Treponema pallidum e solitamente trasmessa per contatto sessuale o attraverso la placenta dalla madre al feto (in tal caso, il bambino nasce affetto da sifilide congenita). L'infezione mediante oggetti contaminati è, invece, piuttosto rara, poiché fuori dal corpo umano i microrganismi muoiono molto rapidamente. Treponema infatti viene danneggiato da vari fattori ambientali, come il calore, le variazioni di pressione osmotica e la disidratazione. Il nome “sifilide” fu coniato nel 1530 dal medico e letterato italiano Girolamo Fracastoro, che si riallacciò al mito di Sifilo, pastore condannato dal dio Apollo a ricoprirsi di pustole.
Batterio della sifilide La spirocheta Treponema pallidum, responsabile della sifilide, fu isolata nel 1905 dal biologo e zoologo tedesco Fritz Schaudinn. Dopo le prime terapie a base di arsenico, furono gli antibiotici – la penicillina in particolare – a contribuire alla decisiva riduzione del numero dei malati.Photo Researchers, Inc./Chris Bjornberg
2 CENNI STORICI
La storia epidemiologica della sifilide vede l’avvicendarsi di rapide espansioni e lenti arretramenti dell’infezione, la cui origine non è del tutto certa ma potrebbe trovarsi fra le popolazioni indigene dell’America centrale e meridionale. I primi contagi in Europa si ebbero, probabilmente, con i viaggi delle caravelle di Cristoforo Colombo di ritorno dal Nuovo Mondo, anche se alcuni ritengono che già greci e romani conoscessero un’infezione simile alla lue. In Europa la ricostruzione della progressione della malattia è complicata anche dalle diverse denominazioni con cui l’infezione veniva popolarmente indicata, che in genere miravano ad attribuire sempre a un paese straniero l’origine e la “colpa” del male. In Italia si parlava di “mal francioso” o “mal gallico”, e se ne attribuiva la responsabilità ai francesi che fecero incursione nella penisola condotti da Carlo VIII. Se per i tedeschi era “frantzozen” e per gli inglesi “french disease”, sembra che i polacchi parlassero di “mal dei tedeschi” e i mori di “mal dei cristiani”; mentre i portoghesi riferivano del “mal di Castiglia”.
La spirocheta responsabile della sifilide venne isolata all'inizio del Novecento dal biologo tedesco Fritz Schaudinn. Importanti conquiste furono in seguito quelle dei batteriologi August von Wassermann e Paul Ehrlich che svilupparono, rispettivamente, il primo test per la diagnosi della sifilide e la prima terapia efficace a base di arsenico.
In seguito all'introduzione degli antibiotici, la penicillina divenne il farmaco d’elezione contro la sifilide e contribuì fortemente al declino della malattia e a una drastica riduzione del numero dei malati.
3 SINTOMI
3.1 Stadio primario
Lo stadio primario della sifilide è caratterizzato da una piccola lesione del diametro di 1 cm a forma di nodulo, detta sifiloma iniziale o ulcera dura, che non causa dolore e compare sul punto di infezione (in genere, i genitali, labbra e lingua) da tre a sei settimane dopo il contagio. Essa produce secrezioni estremamente infettive; in genere, il sifiloma scompare spontaneamente.
3.2 Stadio secondario
Lo stadio secondario ha inizio circa sei settimane dopo la scomparsa della lesione primaria; esso è caratterizzato da un’eruzione cutanea (cioè la comparsa di piccole macchie rosee, chiamate sifilodermi) che si estende su diverse aree del corpo e talvolta da sintomi diversi come cefalea, febbre e linfoadenopatia (malattia dei linfonodi che si trovano nel sistema linfatico); anche queste manifestazioni scompaiono spontaneamente dopo qualche settimana.
3.3 Stadio terziario
Nonostante la malattia entri in uno stadio latente che può durare anche anni, le spirochete che continuano ad albergare nell'organismo possono in ogni momento dare inizio allo stadio terziario o finale della sifilide. Quest'ultimo può coinvolgere il fegato, la cute (nella quale si formano le cosiddette gomme luetiche, cioè noduli che tendono a rammollirsi), le ossa (le ossa piatte vengono colpite da gomme che le deformano e le rammoliscono; le ossa lunghe diventano ipertrofiche, cioè le loro cellule si moltiplicano in modo anormale), le articolazioni, il cuore, i vasi sanguigni e il cervello.
Quando le spirochete colpiscono il sistema nervoso (si parla in tal caso di neurosifilide), possono produrre una forma di paralisi, chiamata tabe dorsale o atassia locomotoria (che determina difficoltà nei movimenti) oltre che una vera e propria malattia mentale (paralisi progressiva).
3.4 Sifilide congenita
L’infezione del feto per via materna in fase precoce dello sviluppo e in assenza di trattamento comporta in genere aborto, o parto prematuro o un’elevata mortalità dei neonati. A seconda della terapia seguita dalla madre, dallo stadio della gravidanza in cui avviene l’infezione, dall’adeguatezza delle cure alla madre e della capacità di risposta immunitaria del feto, il neonato può contrarre la sifilide in forma silente (circa un terzo dei casi), e sviluppare dopo anni i primi sintomi, oppure manifestare già alla nascita tipici segni che comprendono alterazioni ossee (le cosiddette tibie “a sciabola”, bozze frontali e naso incavato), ingrossamento del fegato e della milza (epatosplenomegalia), rash cutaneo, anemia; anche ritardo mentale, possibile meningite acuta, convulsioni e paralisi. Nella forma tardiva possono comparire tre sintomi detti “triade di Hutchinson”, ovvero denti appuntiti, sordità e cheratite interstiziale.
4 DIAGNOSI
I test attualmente disponibili sono di tipo sierologico, cioè prevedono indagini su campioni di siero prelevato con analisi del sangue. Vi sono i test detti “non treponemici” (come la cosiddetta rezione di Wasserman o VDRL, Venereal Disease Research Laboratory) e test “treponemici”, come il TPHA (Treponema pallidum Haemoagglutination) e il FTA-ABS (Fluorescent Treponemal Antibody ABSorption). La reazione di Wasserman verifica la presenza dell’anticorpo anticardiolipina, che si trova nei soggetti infetti dopo circa 1-3 settimane dalla manifestazione della lesione primaria. Diviene negativa dopo la terapia farmacologica e dunque viene applicata per controllare se la terapia è efficace. Gli esami treponemici diventano positivi entro due settimane e sono estremamente sensibili; in caso di paziente infetto, danno valori positivi sempre, anche dopo terapia efficace.
5 TERAPIA
La terapia è a base di penicillina di tipo G , procaina e benzatinpenicillina ed è più efficace se viene iniziata negli stadi precoci. Può essere coadiuvata anche da farmaci contenenti bismuto. I trattamenti a base di solo bismuto o arsenico, impiegati fino alla seconda guerra mondiale, sono oggi stati praticamente abbandonati a causa degli effetti collaterali, come danni ai reni, alla mucosa della bocca ed eritemi cutanei. Nel caso di neonati, si può stabilire se essi sono affetti da sifilide effettuando un prelievo del sangue dal cordone ombelicale.
L'unica misura preventiva consiste nell'uso del preservativo o nell’astensione dai rapporti sessuali con persone infette. La prevenzione risulta particolarmente importante considerando una tendenza alla ricomparsa di focolai infettivi in alcune regioni europee e, come evidenziato da diversi organismi di sorveglianza sanitaria, una diminuita attenzione per i comportamenti “a rischio” correlati alle malattie a trasmissione sessuale. Nel maggio 2002, in particolare, dati pubblicati da un quotidiano francese hanno dimostrato un costante aumento dei casi nella regione di Parigi. In Italia, dove l’epidemiologia della sifilide viene monitorata dal 1990 da uno specifico osservatorio dell’Istituto superiore della sanità, la situazione attuale non suscita allarme; preoccupazioni sorgono per le fasce di popolazione più disagiate, per le quali diagnosi e cure tempestive sono spesso inaccessibili, e per l’aumento di fenomeni che favoriscono la trasmissione come il “turismo sessuale” e la mancata richiesta di assistenza medica nelle fasi precoci della malattia per motivi socio-culturali.
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